mercoledì 31 agosto 2016

Mangiare o non mangiare?

Ho letto un post che indicava le cose più furbe da fare prima di mettersi a dieta. Intanto, chiarisco il mio punto di vista: mettersi a dieta non è una cosa furba. Mettersi a dieta è una tragedia. Furba è, o meglio, fortunata, quella che non ha bisogno di regimi alimentari da clinica ospedaliera zero grassi. Dai, ammettiamolo, quanto ci piacerebbe mangiare senza preoccuparsi della taglia, del sedere "a transatlantico", della pelle che ricorda il Vesuvio e della pancia per la quale il gentile signore alla cassa ci scambia per gestanti?
Si, va bene, "bla bla" , basta mangiate tutto senza esagerare. Eh, vi voglio vedere davanti a un tavolo a buffet...

venerdì 26 agosto 2016

C'era una volta, a detta di Inga e Rosamunde

Inga e Rosamunde hanno torto. Qualcuno le fermi.
La trama dei loro film (e sottolineo FILM) é sempre la stessa: lui e lei, ricchissimi, nordici e biondissimi. Nessun difetto, nemmeno l'alito pesante! Lei arriva in città per lavoro o perché si sta trasferendo sulla costa, dopo aver scoperto di essere una cornutona vera e lui che, lavorando nell'azienda di papà, l'assume. 
Inzialmente sono freddi, ma nei loro incontri furtivi alla fotocopiatrice o al bagno, si mangiano con gli occhi, sembrano due gatti in amore. 
Fanno finta di ignorarsi, ma il gioco dura poco e ben presto cedono. Cadono uno tra le gam... eh, chiedo scusa...braccia dell'altra. Vuoi che sia perché a lei scappa il cagnolino giù per il dirupo, vuoi che sia perché lei buca una gomma, vuoi che sia perché la madre di lui e il padre di lei sono cresciuti insieme, il finale é sempre che i due gnocconi si fidanzato e una cosa tira l'altra. 
Poi, puntualmente, la peripezie di turno; che sia un amante di lei o il divorzi di lui, i piccioncini devono trovare il coraggio di superare tutto e alla fine ci riescono. Rimangono insieme e a quel punto manca solo il "e vissero felici e contenti". Che dire: "che palle!". 
Mi chiedo, ma alle ideatrici non hanno trovato il diabete? Il dentista tutto ok? Niente carie? 
A me, solo immaginare la trama, mette 'na tristessa! Il bello (o il brutto, dipende) è che le storie d'amore non sono mai così; un "vaffa" ci sta spesso e volentieri. Il bagno va pulito e mentre uno lo fa, l'altro pensa sgrassare le pentole, mica a rincorrere la cabrio della biondina di turno. 
Poi, lo sfondo è sempre il verde della campagna, il mare che sbatte sugli scogli, il vento che muove le "fresche fresche".Per una volta però, pensate a una città come Milano. 
La storia sarebbe diversa e potrebbe assomigliare a una cosa del genere: Mario, operaio, conosce Claudia al bar nel quartiere popolato dai cinesi. Lui pugliese, ma settentrionale d'adozione, lei milanese e figlia di un muratore siciliano. Si fidanzano, vanno a convivere, si sposano. Lui perde il lavoro e lei va a fare le pulizie. Poi lui viene assunto da una ditta in periferia e tra uno spostamento e l'altro trova anche il tempo di flirtare con la collega "maschia". Morale?  Mario cornifica Claudia che resta sola, senza lavoro e con un figlio. 
Dalla bocca di Claudia, ci posso scommettere, non usciranno belle parole, altisonanti e poetiche come quelle pronunciate dalla Marlen, Brigitte, Sophie di turno, nel film. No, Claudia dirà tante di quei "porchi" che anche un alpino veneto in pieno "smadonnamento" post sbronza si vergognerebbe. 
Quindi, care le mie Inga e Rosamunde, vi prego di smetterla. Il "c'era una volta", non vale per tutti!

giovedì 25 agosto 2016

Giovedì... Normali pensieri di ordinaria follia

Il Giovedì è più di un semplice giorno.
Il Giovedì è quel momento in cui, in una galleria, cominci a vedere i primi scampoli di luce del sole.
Il Giovedì è più di un "giro di boa" e quasi un "e vai che siamo arrivati".
Il Giovedì si sta come i bambini appiccicati al forno mentre cuoce la torta. Pregustando già lo zucchero.
Alla fine, il Giovedì sarebbe ancora meglio, se si chiamasse Venerdì.

lunedì 22 agosto 2016

LA LUNGA LISTA DELLE INTOLLERANZE

C'è chi è intollerante al latte, chi alle uova, chi al lievito e chi, come me, a tante cose al mondo. 
Come si sarà sicuramente già capito dai precedenti post, non ho un caratterino propri facile e se vogliamo essere sinceri, nemmeno tanta pazienza. Anzi, per me la parola stessa si ferma a "PA". 

Non sopporto parecchie - forse troppe - persone, cose, situazioni. Primo tra tutti i lenti. Quelli che per allacciarsi le scarpe impiegano un anno, quelli che per mangiare ci mettono due ore, quelli che quando guidano non sono prudenti, ma semplicemente riflettono sul senso della loro esistenza, sulla presenza dell'aldilà e si dimenticano di avere un pedale per accelerare e una leva del cambio da usare, quelli che, insomma, chiamo i "poggiapiano".  
Non sopporto quelli perennemente a dieta (sarà che io sono tutto, tranne che una salutista - e si vede), quelli che "ma che, scherzi? Sai che dovresti eliminare tutte le verdure rosse, gialle, arancioni e nutrirti solo di quelle verdi perché sono le uniche magre?". Quelli che fino a ieri erano onnivori e adesso mangiano solo cose senza proteine, carboidrati, potassio, "azzi e mazzi". Quelli che non solo adottano delle assurde filosofie di vita radical chic - che poi, nemmeno sappiamo cosa voglia dire davvero - ma pretendono di cambiare anche te che de radical non ti sei mai preoccupato, anzi; tu che hai sempre pensato "radical? Se magna pure quello!". 
Odio quelli che devono essere simpatici sempre! Ma rilassatevi. Tanto lo sappiamo che quando non vi vede nessuno fate le cose peggiori. Come dice sempre quella santa di mia nonna (sempre lei, si, la mia musa) "u' chiu pulit, ten a zella" - il migliore tra tutti ha la rogna.
Non sopporto il rumore della mia macchina che, avendo il tetto panoramico, vibra e fa vibrare anche il mio cervello, confondendomi le idee. Naturalmente odio anche chi, salendo e sentendomi lamentare, mi ripete "ma dai, che bello hai il tettuccio, di cosa ti lamenti". Odio il vicino di casa che urla e che accende l'aspirapolvere alle due del pomeriggio, ma che visto che lo fa lui va bene; se ci provo io, salta come un grillo su per le scale nonostante i 100 anni e viene a cazziarmi, difendendo il suo diritto al riposo pomeridiano del sabato.
Odio le cassiere al supermercato; secondo me, al colloquio, le scelgono un po' "svampy", altrimenti non si spiega come mai si facciano ore e ore di fila. Tuttavia, odio anche le casse automatiche che, puntualmente, non funzionano mai. 
Odio i programmi radiofonici che passano sempre le stesse canzoni, tre, quattro, cinque volte al giorno! Anche un santo si romperebbe le balle!
Odio i bagnoschiuma che puzzano di pino perché se avessi voluto "sapere" di natura, bastava la puzza di sudore, no?! 
Non sopporto la frutta perché la compri oggi e domani fa già schifo. La conseguenza è che ti ritrovi a buttare nella pattumiera decine di euro, come fossero stracci. 
Ho poca simpatia per il caldo e ancora meno per il freddo. Non amo l'aria condizionata che mi provoca giramenti di testa e contrazioni muscolari, ma in egual modo non tifo per il caldo che mi stressa, mi sfinisce, m'innervosisce!
Non mi piace essere felice "per finta". Credo che se uno ha voglia di mandare a ... il mondo, debba farlo. In modo convincente e sincero. 
In conclusione, potrei sembrare una spacca balle, ma in realtà sono simile alla maggior parte delle persone al mondo. E odio anche questo!


LAVAGNA CON CITATO JUST SAY NO


CHI VIVE SPERANDO...

Bene, bene, bene. Come già noto, sono tornata dalle vacanze. 
Tutti sappiamo cosa voglia dire e sappiamo che tutto quello che sto per scrivere - confermerete - vale per tutti.

Al rientro ci si sente per metà felici e per l'altra metà depressi, molto depressi.
Siamo già stanchi all'idea che le prossime giornate di ferie siano a Natale (forse) e nello stesso tempo, animati da buone intenzioni; si, siamo pieni di buone intenzioni.

Tanto per cominciare, il prossimo anno col cavolo che mi metto i pantaloncini in spiaggia... potrò andare in giro solo con il mio bel bikini nero appena comprato, con le chiappe sode al vento e senza timori perché rinnoverò il mio abbonamento alla palestra e mi dovranno supplicare per scendere dal tappeto e mettere via i pesi. Tié! Mangerò più fibre e meno dolci. Più insalata e meno pizze. 
Secondo poi, ho intenzione di smettere di lamentarmi della stanchezza pre-post-durante lavoro (che tanto mica sollevo massi). Anzi, voglio alzarmi prima, fare delle abbondanti - ma non troppo - colazioni e uscire di casa presto, in modo da arrivare in ufficio puntuale, anzi no, in anticipo. 
Terzo inoltre, organizzerò meglio i tempi, stilerò una lista delle priorità e riuscirò ad avere più tempo per me stessa e per le persone care, riuscendo a risparmiare di più e all'occasione, fare shopping ragionevole e ragionato. Si, si, incontrerò anche le maggiori personalità al mondo e tra una cena diplomatica e una spolverata al mobile del salotto, riuscirò a portare la pace nel mondo.

Tante buone intenzioni... come ogni estate, come ogni anno. Beato chi crede nelle favole. 
Mia nonna, anche se in un dialetto molto diverso da quello veronese, diceva sempre che chi vive sperando, muore in modo brutto... "chi vive sperando, schiatta 'ngop o cess" (e scusate il francese)!

SONO APPENA TORNATA

Il trauma da rientro. La "botta 'n front" post relax. La ripresa dopo il "come mi chiamo?" delle ferie.
La verità è una: non importa quale lavoro, dove, perché, come, cosa; sempre e per sempre, al ritorno alle attività quotidiane post vacanza, avremo l'istinto di tapparci in casa, al buio, con le finestre chiuse e il telefono staccato per evitare di incontrare il mondo. Come tossici di ferie.
Che fatica stare al mondo... e torna in mente una famosa citazione: "sono appena tornato".