domenica 31 gennaio 2016

Domenica... ancora per un po'

Se c'è una cosa che odio, ma odio davvero, quella cosa è la Domenica sera. Che schifo! 

La Domenica sera è il momento in cui ti rendi conto che domani ricomincia la settimana. 

Ti guardi indietro e vedi solo il Venerdì, il momento in cui sei uscita dall'ufficio (in palese ritardo perché hai fatto gli "straordinari"). Quando sei salita in macchina nel parcheggio e ti si sono aperte le porte del fine settimana, un lungo, lunghissimo (o così ti sembrava) weekend. 
In un attimo sei arrivata a casa, per cena. Il tempo di uscire con gli amici per un bicchiere di vino (o di un caffè nel mio caso) e, senza accorgersene, Sabato!

Il Sabato poi, ordine del giorno: pulire la casa, fare la spesa, commissioni che non riesci a fare durante la settimana. Sera. Hai visto gli amici per un film e, mezza assonnata, sei tornata a casa. Puff!! Domenica mattina, pigrizia a mille perché dovevi riposare, ma non hai riposato una mazza. Pranzo, sedere sul divano, cena. Televisione, letto. 
Conclusione: è Lunedì!
In tutto questo tiri le somme: ore di sonno poche perché la tua intenzione era di svegliarsi tardi, mentre il tuo cervello ha preferito "l'alba". 
Incazzatura: A VOGLIA! In televisione, che finalmente hai potuto guardare di più, sono passati solo programmi di arredamento case... e ti sei resa conto di essere una poveraccia. 
Ora, parliamone. Come può mai essere possibile che in un programma di compro-vendo casa, arrivi una coppia che avrà a spanne una trentina d'anni e che, invece di guardare appartamenti easy, chieda di comprare ville da un milione di dollari!? Come mai faranno ad avere tutti quei soldi? NON SI VERGOGNANO? Per noi comuni mortali, avere casa propria è già lusso!
Infine, riposo? RI-che??

Sapete che vi dico, vado a letto. Adesso che ancora per qualche ora è DOMENICA!

CARNEVALE...

Non si è mai abbastanza grandi per salire su un carro allegorico e ballare. 
A 27 anni (e non pensavo che l'avrei mai fatto) mi sono ritrovata a "zompare" insieme a bambini vestiti da "Elsa di FROZEN", Spiderman e apette.
Carnevale fa tornare bambini, la verità è proprio questa. 
Il sogno di quando andavo alla "sfilata dei carri" in centro città era quello di salirci, di salutare come fossi una principessa altezzosa che guarda i suoi sudditi e poi, come si addice ad una nobildonna, con grazia, tirare coriandoli addosso a tutti i poveri malcapitati. Senza pietà. Forte. 
Sogno realizzato. Spunta alla "TO-DO LIST".

maschere colorate

giovedì 28 gennaio 2016

Io, automobilista!

Chi mi conosce, sarà pronto a dirvi che in macchina sono un tantino agitata. 
La verità è che proprio non sopporto gli "impediti", quelli che i 50 km/h sono già tanti, quelli che per trovare parcheggio al supermercato fanno coda e rallentano fino ad inserire la marcia più bassa. 
Perché? A cosa serve? Parcheggi ce ne sono quanti ne vuoi, amico lento. Di solito, ci sono addirittura due piani. Per aver paura della velocità, almeno a 60 km/h ci devi andare!
Che poi, dico io, se hai paura perché guidi? Spostati con gli autobus, chiama un TAXI, va' a piedi! 
Se ti agita guidare, lascia stare, evita di creare traffico. Evita di far girare l'umore agli altri. A me!

Se poi sono anziani, con il cappello magari, la domanda è da fare ai parenti che non gli tolgono le chiavi della macchina. Oppure ai medici che, ancora, permettono loro di guidare.

ASFALTO CON SEGNALETICA

Molti diranno "eh, ma i vecchi magari sono soli e non possono fare altrimenti!". 
Bene, a tutti questi cuori limpidi dico che allora è inutile che vi lamentiate del fatto che, quando avete fretta, sbuchi lui. Puff!
Ammettetelo che proprio come me, vi piantonate dietro la macchina del Bepi di turno e "spingete" fino a fargli venire l'ansia da prestazione (emozione vecchia/nuova per il nonnino o la nonnina), in modo che questi accosti per farvi passare. 

Si guida per comodità e per arrivare ovunque si voglia. 
Si usa l'automobile perché dotata di strumenti che consentano di andare a una certa velocità... altrimenti si rimaneva all'era dei carretti!
Se avessi voluto andare piano, usavo il triciclo, no?

Ne ho anche per te, pedone indeciso. 
Arrivi sulle strisce. Ti fermi se non ci sono auto in arrivo e ti LANCI quando arrivo io? Che senso ha. Vuoi un modo per non vivere oltre?
Peggio mi sento se oltre a "lanciarti" fai lo sprint da una falcata scarsa, per fingere di correre e non farmi perdere tempo. Lascia stare. Hai fatto il gesto di "buttarti" (?) e adesso cammina normalmente, no?!

Inoltre, a te che arrivi al semaforo rosso e pian piano avanzi oltre la linea di stop, per poi restare fermo al verde... mi prendi in giro? Come mai? Se stai andando avanti, al verde vai, parti!

Oppure, a te, brava e prudente persona che non conosci il senso delle rotatorie, a te dico... che non ci vuole un genio! Si tratta di una "cosa" tonda e le macchine ci girano in un certo senso. 
Se io ci sono già dentro, perché ti immetti senza scrupolo? Vuoi proprio che ti colpisca e che ti migliori la fiancata?!



Ancora, amici lenti che vi divertite ad andare in tangenziale o autostrada, vi prego basta. 
Basta stare nella corsia di sinistra, quella di destra è uguale, solo frequentata da altre persone come voi. 
Basta sbagliare l'immissione. Conoscete il modo di dire "CARPE DIEM", applicatelo anche alla guida!

Immagino che come me, tante persone, ogni volta che salgono in macchina, vorrebbero degli accessori particolari sulle proprie auto. Basterebbe avere delle granate o dei lanciafiamme!





mercoledì 27 gennaio 2016

APERITIVO PROGRAMMATO

Crescere è davvero difficile. 
Crescere vuol dire lavoro, famiglia, lava-stira-stendi, cucinare... 
Crescere significa: prendere appuntamento con le amiche per incontrarsi. 

"Ragazze, aperitivo giovedì?" - "Io ci sono"... Le ultime parole famose. 
La verità è che non abbiamo più tempo. Siamo troppo presi dalla vita di tutti i giorni, dalla routine di lavoro-casa-nanna e via discorrendo. 

Per uscire bisogna prevedere l'evento con almeno 15 giorni d'anticipo! Dopo aver fissato la data, si spera che non accada nulla di imprevisto che possa far slittare il RDV (rendez-vous).
Di solito, l'aperitivo con le amiche è alle 19.30; sta' pur certa che quel pomeriggio avrai un milione di pratiche da sbrigare in ufficio, la spesa da fare in "extremis", una gomma da cambiare in tangenziale. 
Quando l'universo decide di far allineare i pianeti per modificare i tuoi piani, ci riesce!

Quanto era bello da piccoli, quando, dopo i compiti del pomeriggio, si correva a chiamare gli amici per stare insieme fino all'ora di cena. 
Il cellulare c'era, ma era in tasca perché internet non era ancora un accessorio possibile. Si metteva in modalità "vibra" e si restava a parlare, a "fare caciara" fino a quando il telefonino non squillava davvero e la mamma ti "richiamava all'ordine".
Una volta a casa, si comunicava con alcuni squilli di cellulare fatti agli amici o al fidanzatino. 
D'estate poi, si mangiava al volo e dopo cena, si usciva di nuovo. Che pacchia!

Adesso non ci sono più squilli, non ci sono più il dialogo e la semplicità dei rapporti umani. 
Adesso, anche se in compagnia, siamo tutti con lo smart phone in mano, internet sempre connesso e addio relazioni. 
Tuttavia, sapete che vi dico? Passa il tempo e in un modo o nell'altro si cambia; non so se sia un bene o un male. 
La cosa davvero importante è non perdere mai il gusto dell'incontro. 

FOTO CON RAGAZZE





lunedì 25 gennaio 2016

BENEDETTA PALESTRA

Chiamasi "palestra" l'edificio, la stanza, l'area adibita ad attrezzi per l'esercizio atto a raggiungere il benessere psico-fisico della persona. Macché! 
Fossi io a dover dare la definizione di palestra, ne darei una personalissima; più o meno, farebbe riferimento a termini come "luogo di tortura"e "strumenti di morte".

Oltre al fatto che, di solito, nei centri fitness (adesso si chiamano così perché semplicemente "palestra" è brutto) si suda e ci si ammazza di fatica, si assistono anche a scene molto imbarazzanti e si sentono "versi" molto strani. 
Tu sei lì che fai i tuoi addominali. Ovviamente, come nel mio caso, non sei proprio una silfide e già stramazzi dopo la prima serie da 15. 
Sul più bello, uno strano suono attira la tua attenzione e quel punto, ti fermi. Devi capire cosa possa essere. 
Ad ascoltare bene ti sembra un animale morente e sofferente, qualche bestia che sta soffocando. Invece no, si tratta di lui, il ragazzo con la forma a Y che, rosso paonazzo, sembra stia "tirando gli ultimi" alias passando a miglior vita. Lo guardi e un po' lo invidi perché non riuscirai mai a tirare su quei pesi da una tonnellata, ma nello stesso tempo vedi la situazione con due stati d'animo diversi: non sai se correre dall'istruttore e dirgli che qualcuno sta morendo proprio sotto quello stesso tetto... oppure guardare, e con una certa punta d'orgoglio, aspettare di vederlo al tappeto!
La palestra fa anche questo: tira fuori il peggio, la brutta persona che c'è in me. 

Si deve proprio ammettere che gli ambienti dove si respira "ginnico" presentano una varia umanità. 
Oltre al culturista "da infarto", c'è anche la ragazza da tapis roulant. Quella che, cuffiette o cellulare alla mano, macina chilometri e consuma la suola delle scarpe. Essere femminile spesso poco socievole; essendo la corsa l'unico esercizio che fa, se trova il tappeto occupato, pianta il muso. 
Di solito è con questa che l'istruttore ci "prova", magari esordendo con consigli sulla postura e finendo con "ma se passi le ore qui a correre, il tuo ragazzo quando lo vedi?".... Beata innocenza!
Ancora, la signora settantenne che si rassoda alzando il minimo indispensabile. Fascia per il sudore, polsini in spugna, la riconosci perché si aggira senza un perché tra l'area "cardio" e la sala dove si tengo corsi di aerobica.
Poi, ci sono io. Atleta mancata. Abile come un "paguro zoppo". 
Tutt'altro che affascinante, a differenza della bella maratoneta sul tapis-roulant, eseguo a fatica gli esercizi e ad ogni pausa mi accascio agonizzante sul tappetino da yoga. 
Che visione celestiale!

Finita l'ora dello sport, arriva il momento dello spogliatoio.
Non so quello maschile, ma quello femminile... beh, quello femminile è un trionfo di pose da calendario.
Fonte inesauribile di domande esistenziali anche più importanti de "cosa c'è dopo la morte?".
Dico io: per andare dalla panchina alla doccia, perché non mettersi un telo da bagno? Perché aggirarsi come mamma ti ha fatto? Cosa giustifica questa confidenza? La crema non puoi metterla d
opo che hai indossato la biancheria intima?

Concludendo (con un certo sarcasmo): benedetto sia colui che ha inventato la palestra!

IMMAGINE DI UNA PALESTRA

Insoddisfazione, che brutta bestia!

L'insoddisfazione è una brutta bestia. 
Ancora una volta, la domanda che pongo più facilmente a me stessa riguarda cosa voglio fare da grande. Il problema è che sono già grande. 
Senza accorgermene, o quasi, sono abbastanza "vecchia" da ricordare a Serena che non ho più molto tempo per pensare. 
Il sogno nel cassetto è sempre stato viaggiare. Non importa dove. 
Quanto è facile pensare che basterebbe solo cambiare direzione, il difficile è che cambiarla davvero, comporta una serie di conseguenze che non saprei se definire belle o brutte. 

Ah, dannati pensieri della domenica sera! 
Servirebbe un pizzico di autostima in più, una bella dose di entusiasmo e in aggiunta, uno stop. 

Sarebbe bello che a ciascuno di noi chiedessero come ci si immaginava da piccoli.
Sarebbe sconvolgente rendersi conto che nessuno, e ci metto la firma, nessuno, si vedeva come realmente è adesso.
Crescere vuol dire anche accettarsi, ma accettarsi vorrà dire anche farsene una ragione?
Da bambini, le risposte sono tutte logiche. Non esiste il grigio, ma solo il bianco o il nero.
Da grandi si scende a patti con gli eventi. Ad alcune domande si danno risposte di cui non si conosce realmente il perché.
Una volta "adulti e vaccinati" bisogna pedalare. Ingoiare il boccone amaro e per chi ci riesce, saper buttare tutto alle spalle, cercando di ricominciare.
Perciò, onore a chi ci riesce..., mentre, per stasera, cerco solo di addormentarmi, così da "mandare giù" il mio cucchiaino aspro domani.

RAGAZZA IN BIANCO E NERO

sabato 23 gennaio 2016

Moto e varia umanità

In questi giorni, a Verona, si sta svolgendo una manifestazione dedicata al motociclismo.
Un evento che attira tanti visitatori, motociclisti e non.
Il punto è proprio il " e non"... 
Da ignorante (o quasi, visto che faccio la "zavorra" da ben 10 anni), vorrei dire alcune cose. 
La prima, la più importante è che avere uno scooter, se pur con le marce, non fa di chi lo possiede un motociclista. Il motociclista, lo dice la parola stessa, guida una moto. Non uno scooter. 
Amici "BIKERS per finta", per favore, piantatela! Anche io, che sono solo passeggero, posso dire con certezza che esiste differenza tra mettere il sedere sulla sella di una moto e quella di un altro 
mezzo a due ruote qualsiasi.
Ammettere la realtà è la cosa migliore. Immaginiamo la scena: una ragazza conosce un ragazzo e si piacciono. La cosa diventa ancora più interessante quando lui dice di essere un motociclista. Lei allora parte, ovviamente, con i film mentali: sfrecciare su una bella moto, sportiva magari. Pomeriggi in giro, caschi alla mano. Giacche di pelle che disegnano le linee del corpo... e invece! Alla prima uscita, crolla il palco. Una delusione "mondiale". 
Per carità, rispetto per chi ha uno scooter, ma che non si definisca motociclista!


FOTOGRAFIA DI UNA MOTO

Sempre in occasione di questi eventi, si capisce come il termine "moto" faccia rima con "topa". Infatti, vengono assunte da tutti gli stand delle "ragazze immagine". Piacenti donzelle che, vestite (o svestite) adeguatamente, attirano l'attenzione dei maschietti. Stangone a cui viene richiesto di sedere sulle moto, sorridendo e indossando scarpe con tacchi dall'altezza esagerata. 
Ora, l'essere vanitose è tipico di noi donne, specialmente se sappiamo di essere belle. 
Tuttavia, qualcuno riesce a immaginare quanto frustrante e noioso possa essere fare questo, tutto il giorno? In più, a queste manifestazioni va per la maggiore un pubblico maschile che ha dai 20 ai 60 anni. Le ragazze degli stand, invece, sono appena maggiorenni e sono lì per pagare gli studi o comunque perché devono lavorare. La riflessione, quindi, sorge spontanea: cinquantenni in "libera uscite", risparmiatevi battutine tristi per tentare un approccio marpionesco con queste povere fanciulle. Perché farlo? Tanto, non succederà mai nulla.

Inoltre, partecipare a queste fiere vuol dire assistere a una sfilata di persone vestite male. Gente che tira fuori qualsiasi cosa ricordi il tema dell'esposizione; maglie con marchi nel mondo del motociclismo, stivali stile "Vecchio West", borchie come se non ci fosse un domani...
Viene alla luce insomma, la "varia umanità".

Per concludere, va bene la passione, ma la dignità prima di tutto!


FOTOGRAFIA DI UNA STRADA

venerdì 22 gennaio 2016

La prossima volta? UOMO!

Lo ammetto: la prossima volta, scelgo di nascere uomo. 
Perché? Beh, la risposta è piuttosto semplice. Avete presente quando ti scappa la famosa "plin-plin"?
Gli uomini non si fanno tanti problemi; basta loro un muretto, un albero, una macchina dietro cui andare, un'area di sosta in piena tangenziale e... ah, che liberazione! Pazienza se poi non si puliscono le mani; viva la natura!

Per noi donne è, ahimè, complicato! 
Intanto, se ci scappa la pipì abbiamo bisogno di un bar. Come minimo. Anche nel pieno della regione amazzonica. 
La scena di solito è questa: passiamo dal bagno almeno due volte prima di uscire, dopo la doccia. Tuttavia, appena salite in macchina lo stimolo torna e l'autonomia si riduce sensibilmente. 
Quando proprio non ce la si fa più, quando si muore, quando si rischia che al minimo colpo di tosse ce la si faccia addosso, ecco, lì è il momento del bar. 
Anche al bar si svolge sempre la solita routine. L'uomo entra insieme a noi e ci copre, ordinando: "un caffè, grazie". Subito dopo lui chiede a lei (che è in preda all'isteria da bisogno impellente): "e tu amore?" - "Niente, grazie" e sempre lei, rivolgendosi al barista :"scusi, il bagno?".
Una volta conquistata la meta, ci guardiamo intorno con aria schifata (perché tutti bagni che non sono nostri, ma proprio tutti, ci fanno un po' senso). Ci togliamo la borsa e cerchiamo dove appenderla perché non cada e perché ci sia comoda. Copriamo la tazza con la carta igienica perché, in caso di perdita d'equilibrio, non si prendono malattie e teniamo la "posizione".
Qualcuno ha già scritto dei post su Facebook su questo argomento, ma per chi non lo sapesse, ripasso: la "posizione" è una delle regole base della sopravvivenza femminile. Consiste nel piegare le gambe in modo da restare sospese a dieci centimetri dalla tazza e abbastanza allineate per non far succedere la "tragedia"... 
La questione è seria. Veniamo educate sin da bambine.
Senza questa "posizione" e cioè accomodandosi, si prenderebbero tutti i mali e le infezioni del mondo. 
Non finisce qui. La verità è che oltre al bar, al caffè e al "palo", ci serve anche un fazzoletto profumato alla menta, silenzio e solitudine. Non potremmo mai "farla in piazza". 
Ora, io vorrei tanto parlare con chi progetta di solito il bagno degli edifici pubblici. 
Avrei molte cose da dire, ma credo che il riassunto sarebbe: "TU, BRUTTISSIMA PERSONA, come hai mai potuto pensare che le donne potessero andare in bagni che ricordano quelli di una caserma? Ti sembra che abbia senso e che sia possibile fare la pipì mantenendo la posizione, cercando il fazzoletto (e magari tenendo la borsa in bilico sulla spalla) mentre aldilà di una porta spessa un dito, aperta sopra e sotto, una fila di persone ti "fa sentire la presenza". Una fila di persone sente TUTTO! Ascolta qualsiasi cosa e... commenta! 
Rimango dell'idea che chi ha realizzato il progetto, non ha mai fatto un bisognino in un bagno pubblico.

La mia conclusione è che la prossima volta, potendo scegliere, scelgo di rinascere uomo!







martedì 19 gennaio 2016

FINALMENTE SERA?

L'ansia. La risposta è ANSIA. Ecco cosa assilla e affligge il mio stato fisico e mentale. 
Quei dubbi dovuti al lavoro, quelli che ti assalgono appena varcata la soglia dell'ufficio, mentre torni a casa. 
L'affermazione da fare in questo caso è "MA GUARDA TU CHE PALLE".
Possibile? Perché non posso appartenere alla categoria delle persone normali che, uscita dal luogo di fatica e sofferenza diurna, chiude il "chakra del lavoro" e apre quello della pace?
Sinceramente, andrebbe bene anche un attacco di "stupidera" (stato dove la stupidità raggiunge livelli tali da non permettere di fare altro che ridere, per qualsiasi cosa), un effetto "botta in testa", l'amnesia totale e assoluta.
Credo sia per questo che si aspetta con tanta ansia il fine settimana; si smette di pensare, per due giorni interi, a cosa si è fatto, cosa non si è fatto, se e cosa si è sbagliato.

Ah! ripeto "ma guarda tu che palle".

Chissà quanti nelle mie stesse condizioni. Chissà se passerà mai. 
Intanto, provo alcuni metodi per contrastare gli attacchi di panico. Alcuni funzionano, alcuni no.
Mai provato a stordirsi con la valeriana? Ammesso che funzioni davvero, solitamente mi ritrovo, a mezzanotte, a strisciare dal divano al letto. Questo, senza che mi ricordi nulla delle ultime due ore. Ci si fanno certe botte di sonno! 
Altrimenti c'è il metodo "mi ammazzo di fatica". Consiste nel tornare a casa e non fermarsi mai, cucinare, apparecchiare, aspirare, riempire la lavatrice... alias trasformarsi nella versione casalinga della dea Kali. Il risultato è che, dopo cena, mentre stai stirando l'ultimo paio di pantaloni, crolli sull'asse da stiro e devono portarti a letto di peso. 
Ancora, maratona fiction televisiva. Fare overdose di film, episodi, programmi televisivi, NO STOP!
Funziona, ma la mattina dopo ci si sveglia ancora più stanchi. Questa terapia porta di sicuro a rimanere svegli fino a tardi. Fino a quando si riesce. 
Ultima ancora, si può provare con l'andare a letto appena dopo cena, della serie "io dormo, pensateci voi, ciao belli!"

La mia conclusione è che, nella prossima vita, voglio avere la capacità di svitarmi la testa o almeno di congedare l'unico neurone che si ostina a funzionare anche la sera! 


lunedì 18 gennaio 2016

Dieta: DAY 1

Primo vero giorno di dieta dopo mesi (e si vede). Che agonia!
Ma chi ci crede alle modelle che sorridono sui settimanali per salutisti? 

Cominciamo dall'inizio. Sono le 07.40 della mattina e cerco di strisciare fuori dal piumone, mentre mio marito, scattante e, più o meno, fresco come le rose, si è già preparato. Commenta quanto io sia pigra.
Mi trascino in bagno, faccio una doccia veloce e indugio davanti allo specchio, ammirando la mia "bellissima" cera da morta vivente.
Vestita e cercando di rendermi presentabile, penso che mi aspetti una buona colazione (sempre che la nausea "da Lunedì" non abbia la meglio sull'appetito). E invece?
SBAM! Eccola lì, la dieta.
Per carità, me la sono voluta, ma ammettiamo che oggi è un po' dura avere forza di volontà.
Comunque, facendomi forza, divoro in fretta e furia il pane di segale e vado in ufficio. 

Dimentico di consumare lo spuntino (due profumatissimi mandarini che, ahimè, odio). Menomale.


Arriva l'ora di pranzo e già programmare cosa mangiare (perché quando sei a dieta, col cavolo che puoi improvvisare) mi demoralizza. Pasta no (per fortuna), pane no, formaggio no, affettati no, legumi no... resta l'insalata. L'insalata? Il 18 Gennaio! No! Mi rifiuto.
Passiamo oltre, mi carico, torno a farmi forza..."Finocchi e bistecca, grazie"... Modalità "OSPEDALE": ON. 

Passa la pausa. Torno al computer. Lascio sempre i mandarini in borsa..."lontano dagli occhi, lontano dal cuore".

Ore 16.00: presa dalle pratiche, pianifico una pausa che non ci sarà, ma pazienza. 
La cosa mi fa comunque sentire meglio. 
Ore 17.00: comincio a rimpiangere di non aver mangiato quelle due simpatiche bombe di vitamina C.
Ore 17.05: guardo l'orologio.
Ore 17.15: guardo l'orologio.
Ore 17.25: guardo l'orologio. Basta, la devo smettere. Ma ho fame.
Ore 18.00: suona la campanella. Tutti a casa (lavoro straordinario permettendo). 
Il mio unico pensiero? Fame. Molta fame. 

Devo solo arrivare alla cena. 
Già, la cena. Proprio qui, adesso, ritorna il pensiero "che cosa mangio?"
Apro il frigo e trovo solo peperoni, zucchine e melanzane che fanno capolino dal cassettone in fondo. Che amarezza!


Sapete poi, cosa mi fa sentire ancora più male? Il fatto che, dopo una triste cena a base di cibi "sani", non potrò nemmeno premiarmi con il "dolcetto della sera". Ah, amabile, saporito e consolatorio compagno...
Come ingannare lo stomaco che richiede attenzione? Beh, ovvio, con una tazza di tea. Amaro. Evviva.

Mi sa che, domani, quei due mandarini li mangio!





Lunedì, che gioia!

Vorrei tanto parlare con la mente mefistofelica che ha inventato il "Lunedì".
Ma dico, come gli è venuto in mente?
Uno smette di lavorare il Venerdì, arriva a casa si rilassa e gli si aprono le porte del fine settimana. 
Si sveglia il sabato, sonnecchia fino a quando impegni personali e famiglia lo permettono e... PUFF! Siamo già a Domenica. Pranzo in famiglia, pomeriggio con amici e arriva l'ora di cena. 
Il risultato? Qualcuno che abbia riposato davvero non c'è. 
La verità è che già Domenica pomeriggio inizi a pensare che domani sarà Lunedì e quindi, ti passa tutto l'entusiasmo. Andresti a dormire perché già senti la stanchezza della settimana che deve ancora iniziare. Non si poteva cominciare la solita corsa settimanale il Martedì?
Per carità, viva il lavoro! Ci mancherebbe! Parliamone però, che "botta in fronte" la ripresa. 
Comunque, dicono che passato il primo giorno, il resto volerà. Posso confermare. 
Certo, ci sono settimane dure a passare, in cui si arranca sperando che arrivino presto le 18.00 del Venerdì, momento in cui a gran voce urleremmo T.G.I.F (Thanks God It's Friday). 
Tuttavia, il più delle volte, arriva il tanto amato riposo e guardando indietro, non ci siamo nemmeno accorti dei giorni che sono corsi via. 
Che dire, speriamo che questa settimana sia così, fuggente!

Una cosa è certa: pazienza se mancano ancora 4 giorni, si accettano proposte per l'aperitivo di Venerdì! 

mercoledì 13 gennaio 2016

Non ci si può fidare nemmeno delle stelle...


E' proprio vero che non si può prevedere il futuro.

Si può prevedere che con le Feste ingrasseremo di 5 kg, si può prevedere che sdraiati al sole di Agosto senza protezione ci scotteremo e infine, si può anche prevedere che lo stipendio finirà sempre troppo presto.

Tuttavia, chi se lo aspettava? Sono cambiati i segni zodiacali! Non sono più 12, ma 13. Uno in più!

E adesso? Eh, adesso sono cavoli amari.

Il fatto è presto spiegato; pare che la notizia non sia proprio nuova, ma solo ora ci si è decisi a variare lo zodiaco. La causa è l'oscillazione dell'asse terrestre che ha modificato l'allineamento stellare.
Si legge su siti di illustri quotidiani on-line che il tredicesimo segno è OFIUCO. No, non è una parolaccia. Tradotto è "colui che tiene un serpente". 

IMMAGINE DI OFIUCO

Diciamo che questa costellazione di Ofiuco c'è sempre stata.. solo che, dopo ere di oroscopi e astrologia con 12 segni, era un "casino" tirarne in mezzo anche un altro. 
Già è un dramma calcolare l'ascendente, figuriamoci rivedere previsioni e previsioni astrologiche.

Quindi, chi sono i fortunati del nuovo segno? Ebbene, se sei nato tra il 29 Novembre e il 17 Dicembre, complimenti, hai vinto!

Ma questa novità non sconvolge solo la vita dei Sagittario (ops, ex Sagittario). Tutti i segni subiscono uno slittamento di circa un mese. Una tragedia...
Certo, chi leggerà questo post penserà che ci sono cose più gravi. Ovviamente si, ma proviamo a pensare a cosa comporta questo cambiamento per noi, per il nostro carattere e per la considerazione che abbiamo di noi stessi.
Ad esempio. Io sono (o meglio ero) Bilancia. Data di nascita perfetta, 10 Ottobre.
I Bilancia, in genere, possiedono personalità, equilibrio, tendono a essere pigri, ma socievoli e sono amanti del successo. 
Fino a questa mattina ero convinta che il mio segno mi rispecchiasse, ma ora che ho scoperto di essere diventata Vergine..(si lo so, fa ridere)
Come me, anche voi vi sentirete persi se ci pensate bene.

Comunque, per dare a tutti una bella botta, di seguito le nuove date: 

Capricorno: dal 20 gennaio al 16 febbraio
Acquario: dal 16 febbraio all'11 marzo
Pesci: dall'11 marzo al 18 aprile
Ariete: dal 18 aprile al 13 maggio
Toro: dal 13 maggio al 21 giugno
Gemelli: dal 21 giugno al 20 luglio
Cancro: dal 20 luglio al 10 agosto
Leone: dal 10 agosto al 16 settembre
Vergine: dal 16 settembre al 30 ottobre
Bilancia: dal 30 ottobre al 23 novembre
Scorpione: dal 23 al 29 novembre
Ofiuco: dal 29 novembre al 17 dicembre
Sagittario: dal 17 dicembre al 20 gennaio

Ora, facciamo un momento di silenzio per tutte quelle persone che si sono tatuate il proprio segno zodiacale, magari in maniera vistosa e magari nella parte bassa della schiena. Per tutte quelle persone che, convinte di essere acquario, si ritrovano ad essere capricorno, ad esempio. Che si fa? 
Si, parlo con te, muscoloso esempio di essere maschile che, per fare il figo, ti sei fatto disegnare il simbolo dello Scorpione al motto di "è il mio segno". Non era meglio un teschio? Un panino? 
Lo stesso varrebbe anche per me, se uno dei miei tatuaggi fosse una bilancia. Ora vivrei un amaro ricordo...
immagine rappresentativa dei segni zodiacali

Comunque, checché se ne dica, credo sia sentimento e intenzione comune, nonostante questo Ofiuco, voler rimanere del proprio segno; chi ariete, chi bilancia, chi sagittario. 

Concludo dicendo che ci sono poche certezze nella vita, teniamocele!


martedì 12 gennaio 2016

FAVOLE, PRINCIPESSE, BESTIE

Dove sono finite? Dove sono finite le principesse delle favole che guardavamo da piccoli?
C'erano principi, dolci fanciulle, matrigne, streghe...
Un tempo i bambini guardavano la televisione solo per immergersi nel mondo dei cartoni animati. 
Certo, le storie hanno creato stereotipi di donna da salvare a tutti i costi e uomini valorosi e coraggiosi, sempre perfettamente vestiti e curati (ne esistono pochi, non continuiamo ad illuderci). 
Tuttavia, preferisco questi cliché a quello che vedo adesso. 

Se prima la principessa doveva essere salvata dai cattivi, ora deve essere salvata da sé stessa. Altrimenti non si spiega perché donne vestite come fossero uscite da un sexy shop vadano, in televisione, a cercare l'anima gemella. Ma che anima gemella vorranno mai trovare? Al massimo possono sperare di trovare "l'amico"... quello da "ehi baby, ti amo, ma solo stanotte... anzi no, per i prossimi 10 minuti dietro a quel cespuglio". 
Signore, certo mature, ma ben "conservate", che si fanno vedere in uno studio televisivo, spacciandosi per disperate credulone, sedotte e abbandonate dal belloccio di turno (vecchio o giovane che sia). 
Basta poi cambiare canale e, per fortuna in una fascia oraria in cui i bambini dormono, trovi programmi dove donne e uomini si mascherano da lucertola, alieno, scimmie. Per cosa? Avere "APPUNTAMENTI BESTIALI". 

Vi prego, ditemi che Cenerentola con la sua scarpetta esiste ancora. Ditemi che Aurora ha davvero ricevuto il bacio da Filippo e vive a palazzo con lui. Ditemi che Biancaneve non ha fatto "sconcerie" con i nani, ma è fedele al suo bel principe (con tanto di mascara). Fatemi credere che Ariel non si è suicidata con una forchetta perché quell'imbecille di Eric è scappato con una "MILF".
Ricordatemi che per avere una mano (oltre a quella che "troverai in fondo al braccio") basterà strofinare una lampada e volare su un tappeto con Aladdin.

I castelli, non tanti anni fa, erano quelli delle favole. Non quelli dei politici in cui (pare eh...) che maggiorenni e non, "mettano l'amore sopra ogni cosa" (per usare le parole di qualcun'altro).
Nelle fiabe, il principe salva. Non ti mette le mani addosso fino al coma. Non ti offende perché non hai "voglia". Non ti ammazza perché è geloso.

Gente, riflettiamoci!




MANCANZA DI ARGOMENTI

Nel momento esatto in cui ho comunicato ad amici e parenti di voler tenere un blog, ecco i primi consigli. Naturalmente, la prima domanda è stata: "e di cosa parli?"

Se si cerca in rete, si trovano parecchi siti web dove persone che, probabilmente hanno un blog o comunque sembrano sapere come si fa, elargiscono perle.
Per prima cosa bisogna avere un argomento. Non uno qualsiasi, no. Qualcosa che nessuno ha mai affrontato. Qualcosa che interessa a molti, qualcosa che faccia la differenza. 
Volendo o dovendo rispettare questa dritta... è impossibile! 
Esistono mille blog che parlano di cucina (sono sicura che, almeno una volta, tutti noi abbiamo spulciato una ricetta on-line).
Altrettanti blog trattano ambiti quali moda, fotografia, animali, problemi femminili, oroscopo e intuizioni mistiche, storia, leggende e varie ed eventuali.
Certo non posso improvvisarmi scienziato... non mi piace la matematica, anzi no, proprio non la capisco. Sarebbe inutile, avrei perso in partenza. 
Naturalmente, non potrei nemmeno scrivere di politica, di astrofisica, di medicina, di sistemi informatici: non ne ho le competenze.
Infine, di siti dove le mamme parlano e si confrontano sulla vita dei loro bimbi è pieno il web, ma non saprei proprio che dire (per fortuna per il mondo, non ho figli).


La verità è che a me piace scrivere quello che "passa per la testa". Mi diverte parlarne con "leggerezza".
Non si può vivere ogni ambito della nostra esistenza come se ci fossero regole per tutto. 
Un sano "sfogo" non ha mai fatto male, anzi. 
Detto questo, sono sicura che qualcuno la pensa come me su molte cose. 

Grazie quindi, dei consigli, amici miei!
Grazie internet per le tue migliaia e migliaia di perle. 
Tuttavia, continuerò a fare di testa mia e spero che qualcuno legga ciò che "butto giù" con lo stesso animo con cui io scrivo.

domenica 10 gennaio 2016

Domenica è sempre Domenica?

Finalmente, ecco Domenica.
Tutti con il telecomando in mano, seduti sul divano con la copertina e magari un buon caffè fumante. 
La famiglia riunita, le passeggiate in centro...ehm, no, volevo dire al Centro Commerciale.
La domanda sorge spontanea: perché? 
Forse, non bastano gli altri 6 giorni della settimana per fare acquisti? Quante ore occorrono per riempire la dispensa se non possiamo fare a meno di andarci anche oggi. 
Diciamo la verità, si va per negozi anche di Domenica perché ci si annoia. Non siamo capaci di restare a casa o di riunirsi con gli amici e parenti in pieno relax. Preferiamo andare in luoghi affollati, a guardare vetrine piene di cose che non servono ma che attirano lo sguardo e ci distolgono da altri pensieri. 
Andiamo nei Centri Commerciali e pretendiamo anche che il personale sia carino e cortese nei nostri confronti. Abbiamo torto. Loro stanno lavorando perché la maggior parte di noi vuole un diversivo rispetto alle gite fuori città. 
Andiamo dai commessi e sfoderiamo perle che, tornassi indietro a quando lavoravo in negozio, raccoglierei in un libro. Diventerei ricca!
Scriverei: DALLA VITA DI UNA COMMESSA: SCENE DI ORDINARIA PAZZIA
Ricordo solo alcune delle domande e delle osservazioni che ho sentito uscire dalla bocca dei clienti e se ci penso, ancora rido. Anzi no, scuoto la testa, sconsolata!
Ricordo una volta, durante il turno di pomeriggio. Una coppia di ragazzi entra e lui mi chiede di provare un paio di scarpe. Provate e piaciute, lo accompagno alla cassa per ultimare la vendita. Al mio commento "vedrà che si troverà bene. Sono scarpe valide e traspiran.. " non riesco a finire la frase che lui parla e sgancia tale perla "speriamo, perché con quelle che indosso ora devo lavarmi i piedi tutti i giorni". Si, avete capito bene. Immaginate la mia faccia davanti a tanta verità.
O ancora, la signora che entra in negozio e alla tua domanda "posso essere utile?" risponde in puro dialetto veneto: "Si, mi serco un par de scarpe che le sia SPORTIVETE, ma anca ELEGANTINE" (la donna cercava scarpe che fossero eleganti e sportive contemporaneamente). 
A tale richiesta, il mio neurone si spegne e va avanti per inerzia. Che richiesta è?
Come fa una commessa ad accontentare esigenze di questo tipo. Un modello può essere elegante, con il tacco o senza, di cuoio o di tela, ma non può, in alcun modo, essere SPORTIVO ed ELEGANTE allo stesso tempo. Gente, togliamocelo dalla testa!
Visto che ci siamo, scordiamoci anche che ad ora di chiusura, la commessa sia felice di farvi entrare a "guardare". No. Le luci spente indicano STOP! A CASA! e non, attenuo l'illuminazione per creare un'area di mistero e favorire "l'esperienza di acquisto". Soprattutto perché ad ora di chiusura, noi andiamo a casa semplicemente uscendo dalla porta e salendo in auto. La commessa resta fino a quando tutta l'area espositiva non splende. Fino a quando i vetri non sono puliti e le procedure amministrative completate. Perciò, pensiamoci! 
Ancora oggi, quando mi capita di passare davanti a quel negozio, confesso, un sorriso (dal sapore anche lievemente amaro) mi spunta. 
Tuttavia, se ripenso alle domeniche passate lì dentro, capisco perché bisogna opporsi alle aperture festive dei negozi. A casa si sta bene ed è giusto che ci stiano tutti. Soprattutto chi ha dei figli. 
Quando eravamo piccoli, il pomeriggio in famiglia era una vera istituzione. Dopo giorni di lavoro e di scuola, si passeggiava con mamma e papà e si vedevano gli amici. La Domenica era Domenica e siamo sopravvissuti senza l'inutile "struscio" per le gallerie affollate (e sempre uguali) dei Centri Commerciali. 
Sarebbe bello tornare indietro e perché qualcosa cambi, basterebbe abbassare le serrande e far capire a chi ha voce in capitolo che un'ora passata lontano dal negozio non è una perdita di denaro. Un'ora lontano dal negozio è guadagnare in termini di salute, rapporti sociali, interessi personali. 

sabato 9 gennaio 2016

Una donna, 100 borse

Sempre in tema di SALDI: chi di noi non ha cercato di comprare almeno una borsa?
Inutile mentire a noi stesse, le borse sono "lo specchio dell'anima".. come fanno gli uomini a non capirlo?
Ne esistono di tanti modelli, colori, materiali e ne possiamo avere molte, diverse, dalle forme più disparate, ma ad un certo punto, non si può prevedere quando, ci troveremo nuovamente ad esclamare "è LEI la borsa della mia vita!" 
Signore che leggete, mettetevi la mano sul cuore: vi rispecchiate vero?
Prendete me. Come ho detto anche nel post precedente, vado matta per le borse, siano esse grandi, grandissime, giganti, verdi, gialle, nere, a pois. Tuttavia, quella che veramente mi ha conquistato è la mezzaluna con l'occhio di pernice, ne ho di tutti i colori e ne continuerei a comprare. D'altro canto, oltre a essere bella (è innegabile) è una valigia sempre a portata di tracolla. Ci sta tutto. 
Eh si, perché un altro metro di giudizio è quello di vedere quante cose possa contenere.
Se ci stanno cellulare, caricabatterie, il portafoglio rettangolare in tinta, la trousse contenente un kit di sopravvivenza al trucco che cola (e anche a qualche catastrofe naturale di dimensioni epiche), la bottiglia d'acqua (per eliminare la cellulite) e il cambio scarpe (perché sfido a camminare 12 ore sui tacchi), allora quella è la candidata favorita all'acquisto. Sarà la nostra ombra e resterà tale fino alla prossima "cotta".
Ci si innamora delle persone e anche delle borse!
Detto quanto sopra, rimango sempre stupita quando mi si chiede, con espressione un po' tonta, quante borse possediamo noi donne. La risposta è chiara, viene spontanea: quante ne servono. 
Esistono occasioni e occasioni e ad ogni avvenimento bisogna abbinare l'accessorio giusto. Esempio: giornata di lavoro impegnativa? Shopping bag a tinta unita! Non stanca ed è spaziosa, comoda. Può contenere di tutto e tra questo anche il contenitore con il pasto da consumare, triste, davanti allo schermo del pc. 
Aperitivo con le amiche? Tracolla di medie dimensioni. Non serve portarsi dietro la casa e la possiamo indossare comodamente se non troviamo posto al bar (oppure la possiamo appendere alla sedia senza correre il rischio che si macchi).
Serata romantica o festaiola? Semplice, clutch scura. Sta in una mano e si abbina a qualsiasi cosa indossiamo, sia esso jeans aderente oppure abito da "topolona".
ça va sans dire che le stesse regole possono essere tenute in considerazione se non si debba comprare la borsa per noi, ma regalarla.
Comunque, vale anche in questo campo il detto "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te".. o sarebbe meglio usare il verbo giusto: regalare! 








venerdì 8 gennaio 2016

Saldi? Che depressione!

Come molti, anche io sono andata alla ricerca di affari "da saldo". 
Il risultato? Pochi affari e molte cose vecchie. Avanzi di magazzino. Magliette che forse mia nonna oserebbe indossare. Ah, ovvio, sempre se la nonna riesce ad entrare in una taglia XXXS.
Cari i miei commercianti, vi rendete conto delle persone che entrano nel vostro negozio? Non credo.
Capisco che vogliate guadagnare, però.. siamo seri. Le persone sanno cosa sia indossabile adesso e cosa sia rimanenza di 4 stagioni fa. No, non mi riferisco alla maglietta blue navy che abbinata ai jeans va sempre, ma al pantalone a pois giallo e nero. Al top con spallina sottile anni '90 e, in aggiunta, scolorito! Dai, ammettetelo e ditecelo: da quanti anni era riposto nello scatolone ultimo, in fondo allo scaffale, nell'angolo remoto del magazzino?

Inoltre, vogliamo parlare delle taglie? Non si capisce nulla! Chi ha la taglia spagnola, chi quella francese, chi americana. La verità è che se hai una taglia 48, la cosa migliore che puoi fare è affettarti un pezzo di coscia. Che stupida, dimenticavo, io ho una bella XL abbondante .. e queste cose, ahimè, le so. Parlo per esperienza.
Guardiamoci attorno! Non ci sono solo taglie S, XS, MORTA AFFAMATA. Ci siamo anche noi, belle cicciottelle, sempre a dieta e mai dimagrite! Che dobbiamo fare? 

Senza contare poi che stiamo parlando di SALDI, ma i SALDI (quelli scritti in maiuscolo) NON esistono. Che sconto è quello del 12%. Ci prendono in giro? Il prezzo che da 99,90 euro diventa diventa 99 euro non è in SALDO! E' invece una presa per i fondelli!
Ogni anno, due volte l'anno, se guardiamo bene, vedremo sullo stand espositivo, la solita camicia verde mela al 50% (camicia che nessuno vuole, nemmeno per pietà verso lo stilista di turno). 
Va bene la crisi, va bene che "chi si accontenta gode", ma sarebbe il caso di cambiare qualcosa. Non posso sempre trovarmi alla cassa con la solita coppia di t-shirt a righe bianche e nere a 10 euro! Questo credo valga per molte altre persone. Peggio mi sento se sono donne... Si sa, le ragazze, giovani o meno giovani, vanno matte per l'acquisto al prezzo d'occasione. Ci piace il "ruma-ruma". Forza, veniteci incontro! Allargate la cerchia di taglie e soprattutto, buttate quelle schifezze di rimanenza! Non ci piacciono. Dopo quattro tentativi, anche il più tenace dei negozianti dovrebbe capire che "NONE, non funziona".
Sperando che qualche buon'anima di commessa si metta una mano sul cuore e colga il senso del mio sfogo, aspetterò i saldi estivi.. e mi ritroverò sempre con la solita coppia di magliette a 10 euro. Magari, sceglierò il blu, tanto.. è scuro, "sfina" lo stesso...



giovedì 7 gennaio 2016

Vita da BLOGGER

Se mi chiedessero se per me La Blogger (notare le lettere maiuscole!) debba essere affascinante e iperattiva, beh, la mia risposta sarebbe: "SI!". Diciamo la verità: uno per essere l'idolo delle folle, o almeno per avere voce in capitolo, deve essere anche figo. Siamo nel 2016!
E così, alla luce di questa considerazione, scrivo alle 22.48 di un giovedì sera piuttosto freddo, seduta sul divano di casa, con tanto di copertina. A coronare quest'immagine di ventisettenne/ottantenne c'è il mitico cuscino riscaldato al microonde (provatelo per la cervicale: una mano santa!).
Direi, insomma, il massimo della "figheria". Una BLOGGER nata!
Ah dimenticavo, che "seratona" sarebbe senza una bella tazza fumante di tea ai frutti di bosco? Cin!



mercoledì 6 gennaio 2016

Epifania, le Feste mi porti via

Finalmente, diranno molti, le festività volgono al termine. Si eclissa il simpatico finto abete decorato, si stacca la spina allo scintillio delle lucine e .. si smette di essere buoni.. (prova ne ha avuto il mio vicino di casa, proprio oggi).
Però qualcosa proprio non mi torna...
La vera domanda, quella che tutti, ma proprio tutti, ci facciamo è quanto manchi alle prossime ferie. Ne consegue che forse stavamo meglio il 24 Dicembre, in cerca di regali o seduti davanti a un bel piatto di spaghetti alle vongole. Già, spaghetti... da domani, non solo la faccia del capo tornerà a fare capolino dalla pila di pratiche sulla scrivania (che gioia!!), ma non ci si potrà più nemmeno consolare con un paio di morsi al pandoro, una leccata al mestolo della crema al mascarpone, una forchettata di arrosto ...
In conclusione, siamo proprio sicuri di odiare il Natale? Riflettiamoci...
Si ricomincia con tisane depurative, verze al vapore, palestre piene a cena (per non mangiare) e il piacevole suono della sveglia all'alba.. o quasi.
È proprio il caso di dirlo: "si stava meglio quando si stava peggio!"

martedì 5 gennaio 2016

Tutto parte da qui..

Ciao a tutti,
da 5 giorni nel 2016 e già pretendo di mettere in atto i propositi formulati alla fine dello scorso anno..
Creare qualcosa che parli di me e per me. Ambizione forse troppo grande.. beh, proviamoci.
La mia intenzione non è quella di trattare un solo argomento, ma dare, a chi vorrà leggere, il mio punto di vista su cose, questioni grandi e piccole, quotidiane situazioni e su ciò che mi verrà in mente.
Grazie a chi continuerà a seguirmi e grazie anche al lettore da "una volta e via.."
Ancora una cosa, buon inizio a tutti!!!