giovedì 10 marzo 2016

Influenza e dignità...

Influenza, vecchia canaglia! 

Febbre, mal di gola, tosse, malessere, dolori, metri di fazzoletti consumati. 
Decine di litri di paracetamolo consumati. Antidolorifici assunti in dose più che massiccia.
Fantasmi che in pigiama hanno poltrito a letto e sul divano, rincretinendosi davanti a ore ed ore di programmi televisivi inutili. Termometri che mai hanno conosciuto stagione migliore.

La situazione è tragica. Ti svegli un giorno che stai bene, ma tempo qualche ora, ti ritrovi a vagare "senza meta" con gambe, braccia, petto doloranti. Starnutisci, consumi fazzoletti balsamici, ricorri ad sciroppo e pastiglie e ... SBAM! In men che non si dica, non sei più una persona, sei un ricettacolo di germi! Una vera e propria calamita per malanni. A questo punto, il passaggio è breve. Arriva LEI. 
LA FEBBRE
Sapete che effetto ha sul maschio. Lo ammazza. Poche linee e quest'ultimo è già pronto per la tomba. Con la croce tra le mani e l'olio sulla fronte.
Si sa anche cosa provoca alle donne. Di qualsiasi età. 
Diciamo la verità, anche noi, femmine dure e forti, non ci spezziamo, ma ci pieghiamo. 
Personalmente, la febbre mi abbatte. Comincio a sentire freddo, poi mi sciolgo dal caldo. Mi "vanno a fuoco" le orecchie e il viso, contemporaneamente mi bruciano gli occhi. Un dolore generale e senza specifica dimora mi passa tutto il corpo. La stanchezza si fa viva e ... è fatta. Letto. Pigiama. Fine. 

Non so proprio chi possa essere capace di reggere sotto attacco. Non credo all'immagine della donna con il termometro sotto l'ascella, con i tacchi alti e in mano il ferro da stiro. 
I jeans attillati si trasformano in una larghissima tuta, vecchia e logora, volgarmente definita "da casa". Il cellulare viene abbandonato e prendere tra le mani il telecomando è questione di un secondo. La doccia diventa una questione di vita o di morte e la luce del sole non trapela dalle tende. La casa diventa un antro di strega. 
La voce poi... persa. Diventiamo esseri preistorici che non pronunciano parole e frasi di senso compiuto, ma versi strani. Respiriamo con la bocca e non con il naso, così da assumere la classica espressione da pesce lesso. 
Alla fine della fiera, la morale è solo una: "influenza, vecchia canaglia, prendi la mia dignità e fanne quello che vuoi".


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