giovedì 31 marzo 2016

CIAO! TRASLOCO IN PALESTRA!

Fare la doccia in palestra è un vero e proprio cruccio. 
La difficoltà inizia a casa, mentre prepari la borsa con l'occorrente sia per l'esercizio fisico che per il dopo. 
"Ok, ci siamo! Le scarpe, il telo piccolo per gli attrezzi, la bottiglietta d'acqua, il lucchetto..." e più vai avanti, più sono le cose che porteresti via. Esempio: il telo piccolo da stendere sugli attrezzi ha un filo diretto con il disinfettante mani (che orrore pensare a tutte le persone che si sono sedute, bagnate di sudore, sulla panca per gli addominali), ai fazzoletti sempre a portata di mano, all'elastico per capelli e a quello di riserva (tanto lo sappiamo che il primo lo perdiamo). Gli auricolari per la musica, la fascia da polso per il sudore, l'inalatore per l'asma (che tanto, ci provo a fare la super atletica, ma rimango sempre un bradipo azzoppato). 

Bene. Finita la parte facile. Comincia la spunta dell'armamentario dedicato alla doccia. 
Accappatoio, quello che riesco a piegare di più, così non pesa. Spazzola, altrimenti sembrerò un Cocker. Bagnoschiuma alla rosa, anzi no, alla mora... mmm... meglio quello alla mandorla (il criterio in base a cui si sceglie è quello del consumo: quello che sta per finire, vince!). Shampoo (vedi criterio bagnoschiuma). Balsamo (sappiamo già come scegliere). 
Procedo con il cambio abiti e parto dalla biancheria. Mutande... ops! SLIP, neri, semplici. Comodi da infilare che non mi va di rimanere con le "vergogne" all'aria per molto tempo, davanti a sconosciute che fanno finta di niente, e invece, ti squadrano a tal punto da poterti ritrarre i buchi di cellulite meglio di un fotografo. Reggiseno... idem. Maglietta leggera perché dopo la doccia sono accaldata, pantaloni elasticizzati (tanto camminerò come un robot per colpa dell'acido lattico). Calzini neri (in tinta con la biancheria).

FOTO DI COCKER


Pronti, via! 
Arrivo in palestra, mi fiondo nello spogliatoio, mi meraviglio per la generosità del seno (accentuata dal reggiseno sportivo), infilo la maglietta, i pantaloni attillati, le scarpe; asciugamano sulla spalla e bottiglia alla mano, sfilo verso la sala attrezzi. 
Tapis roulant, addominali, bevo, cardio, squat, addominali, cardio, bevo, caldo, cardio, addominali, gambe, pressa, caldo-bevo, ora... cardio. Stop. Spogliatoio. 

Spogliatoio. Comincia la danza. 
Apro l'armadietto, prendo il borsone, estraggo l'accappatoio, il telo da bagno, la bustina con i prodotti per lavarmi, la spazzola. Stendo il telo piccolo sul pavimento, ci salgo e comincio a spogliarmi goffamente e velocemente perché per il momento sono sola, ma fra 5 minuti arrivano LE ALTRE (e sappiamo come MI guardano). Sono sudata, quindi faccio una certa fatica a togliere i vestiti che, in questo momento, fanno effetto sacchetto di plastica sul corpo.
Sfinita dalla lotta con il tessuto sintetico e seminuda... PORCA MISERIA! Le ciabatte di gomma! Mi accorgo che ho lasciato a casa l'unica cosa che potesse salvarmi da funghi, verruche, sporco, lebbra, epidemie di colera...
Morale della favola: fare la doccia in palestra è un trasloco ogni volta. Una tragedia. 
Posso, anzi possiamo (visto che la cosa riguarderà anche qualcun'altro) fare una lista scritta di quello che ci serve, tanto ci dimenticheremo sempre qualcosa... 

Attenzione, non l'ho ancora ammesso, ma ho dimenticato anche il deodorante. Per fortuna, sono donna e in quanto tale, mi avvalgo anche di un'altra borsa (quella magica, come la sig.ra Poppins), dentro la quale c'è un astuccio bianco con il nécessaire per sopravvivere ad un piccola e discreta esplosione atomica.

FOTO DI UN TRASLOCO IN BICICLETTA

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