domenica 21 febbraio 2016

Donna: angelo del focolare e demone vendicatore

Quando una donna si arrabbia esistono solo due cose in grado di placare la sua ira: una è la vendetta, l'altra è lo sfogo. Da donna, non so quale sia meglio e quale faccia più paura.

"La vendetta è un piatto che va servito freddo", dicono. No. In realtà, per noi è un piatto da servire sempre, quando ci va, in qualsiasi modo e per qualsiasi motivo. 
Noi donne non siamo per il "porgi l'altra guancia" e se lo facciamo è solo perché stiamo mentendo, stiamo facendo finta. Per noi è mettere alla prova; studiamo e cerchiamo di capire come girare attorno alle cose. Attenzione però. Guai a fare o dire qualcosa che ci provochi! Ogni donna è permalosa quanto basta. Femmina arrabbiata e offesa non è un bel mix, anzi...

gatto con espressione arrabbiata


Sfogarsi. Sfogarsi è quello che, prima e dopo la vendetta, ci gratifica di più. 
Di solito partiamo con il cadere nel mutismo totale. Ogni volta che ci viene chiesto cosa non vada, la nostra riposta è (e sempre sarà) "niente". 
Qualcuno ha già sottolineato il significato nascosto della parola "niente", pronunciata da una donna. In realtà, ciò che fa la differenza è il tono con cui lo diciamo. Detto con aria seria (e qui, segnatevelo amici uomini), non avrà grosso seguito. Terremo il broncio per un po', vi faremo pesare quello che avete fatto, ma non avrà effetti catastrofici. 
Cambia invece, quando "niente" viene detto con arietta "sfottò". Magari con il sorriso sulle labbra... 
Proprio quando sembra che ci "sia passata", sta veramente arrivando il ciclone. 
Dopo il "non ho nulla", seguono attimi di silenzio ed è in quei pochi secondi che ci stiamo caricando, che la forza sta montando. E "si salvi chi può".
Da principesse e regine, ci trasformiamo in scaricatori di porto con parentela stretta con tori in amore. Sproloqui e parolacce, altro che unicorni e arcobaleni. Ci cade la corona.
"Tu non capisci" è la frase che diciamo più spesso. "Lasciami stare" è un consiglio spassionato che diamo se l'interlocutore vuole evitare di essere vittima di un gesto inconsulto. "Che c**** dici?" è una domanda che nasconde il manifestarsi dell'apice della nostra bontà d'animo: diamo il vantaggio di pensare a cosa si è detto e, rettificare. "Davvero?", beh il "davvero?", magari pronunciato con tono molto alterato, è già la firma sulla condanna a morte della persona verso cui l'abbiamo detto. Questo è il punto di non ritorno. 

Gli sfoghi possono durare ore, giornate, settimane. Possono avere pause, ma fino a quando non si arriva ad una vera e propria fine (che non esiste, perché al massimo è una tregua), riprende. Più forte e intenso di prima. Se un uomo si trova "a tiro" di una donna offesa e arrabbiata, sopravvive, certo, perché l'omicidio porta alla galera, ma deve passare per l'inferno. 
Orde di parole emesse anche con volume da lesione del timpano. Fiumi di pensieri diventati verbo. Niente limiti, niente sosta. 
Inutile scusarsi, giustificarsi, cercare di farci credere che abbiamo ragione: siamo "nere", non stupide. 

Uomini, non dite mai "volevo dire...", "hai capito male...". Le donne hanno capito bene, benissimo. Siete voi che avete sbagliato a parlare, pensare, agire, muovere le sopracciglia, sbattere la palpebra, far ballare l'occhio e addirittura respirare. Arrendetevi, ma non lo fate platealmente perché ci altera ancora di più. Sarebbe come volerci dare ragione per gentile concessione. Tuttavia, non siete voi che ci state regalando qualcosa, siamo noi nel giusto. Fine. 

Stare con una donna, avere una compagna o una moglie, vuol dire tante cose. Una di queste è che ci saranno momenti bellissimi, intensi, momenti che valgono una vita insieme. Un'altra è che nel 90% dei casi, farla arrabbiare non è consigliabile.






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