lunedì 25 gennaio 2016

BENEDETTA PALESTRA

Chiamasi "palestra" l'edificio, la stanza, l'area adibita ad attrezzi per l'esercizio atto a raggiungere il benessere psico-fisico della persona. Macché! 
Fossi io a dover dare la definizione di palestra, ne darei una personalissima; più o meno, farebbe riferimento a termini come "luogo di tortura"e "strumenti di morte".

Oltre al fatto che, di solito, nei centri fitness (adesso si chiamano così perché semplicemente "palestra" è brutto) si suda e ci si ammazza di fatica, si assistono anche a scene molto imbarazzanti e si sentono "versi" molto strani. 
Tu sei lì che fai i tuoi addominali. Ovviamente, come nel mio caso, non sei proprio una silfide e già stramazzi dopo la prima serie da 15. 
Sul più bello, uno strano suono attira la tua attenzione e quel punto, ti fermi. Devi capire cosa possa essere. 
Ad ascoltare bene ti sembra un animale morente e sofferente, qualche bestia che sta soffocando. Invece no, si tratta di lui, il ragazzo con la forma a Y che, rosso paonazzo, sembra stia "tirando gli ultimi" alias passando a miglior vita. Lo guardi e un po' lo invidi perché non riuscirai mai a tirare su quei pesi da una tonnellata, ma nello stesso tempo vedi la situazione con due stati d'animo diversi: non sai se correre dall'istruttore e dirgli che qualcuno sta morendo proprio sotto quello stesso tetto... oppure guardare, e con una certa punta d'orgoglio, aspettare di vederlo al tappeto!
La palestra fa anche questo: tira fuori il peggio, la brutta persona che c'è in me. 

Si deve proprio ammettere che gli ambienti dove si respira "ginnico" presentano una varia umanità. 
Oltre al culturista "da infarto", c'è anche la ragazza da tapis roulant. Quella che, cuffiette o cellulare alla mano, macina chilometri e consuma la suola delle scarpe. Essere femminile spesso poco socievole; essendo la corsa l'unico esercizio che fa, se trova il tappeto occupato, pianta il muso. 
Di solito è con questa che l'istruttore ci "prova", magari esordendo con consigli sulla postura e finendo con "ma se passi le ore qui a correre, il tuo ragazzo quando lo vedi?".... Beata innocenza!
Ancora, la signora settantenne che si rassoda alzando il minimo indispensabile. Fascia per il sudore, polsini in spugna, la riconosci perché si aggira senza un perché tra l'area "cardio" e la sala dove si tengo corsi di aerobica.
Poi, ci sono io. Atleta mancata. Abile come un "paguro zoppo". 
Tutt'altro che affascinante, a differenza della bella maratoneta sul tapis-roulant, eseguo a fatica gli esercizi e ad ogni pausa mi accascio agonizzante sul tappetino da yoga. 
Che visione celestiale!

Finita l'ora dello sport, arriva il momento dello spogliatoio.
Non so quello maschile, ma quello femminile... beh, quello femminile è un trionfo di pose da calendario.
Fonte inesauribile di domande esistenziali anche più importanti de "cosa c'è dopo la morte?".
Dico io: per andare dalla panchina alla doccia, perché non mettersi un telo da bagno? Perché aggirarsi come mamma ti ha fatto? Cosa giustifica questa confidenza? La crema non puoi metterla d
opo che hai indossato la biancheria intima?

Concludendo (con un certo sarcasmo): benedetto sia colui che ha inventato la palestra!

IMMAGINE DI UNA PALESTRA

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